Stand C.P.O. del Comune di Capoterra e consigliera di parità insieme per “Natale in Piazza” 8/9/10 dicembre 2006. In attuazione del principio di parità stabilito dell’ art. 3 della Costituzione Italiana, è istituita presso l’Amministrazione del Comune di Capoterra, la Commissione per le pari opportunità tra donne e uomini. La Commissione è un organo permanente, che si propone di favorire l’effettiva attuazione dei principi di eguaglianza e di parità tra i cittadini, opera mediante la realizzazione di “azioni positive” per rimuovere gli ostacoli che costituiscono discriminazione diretta e/o indiretta nei confronti delle donne, per valorizzare le differenze di genere e per riequilibrare la rappresentanza tra donna e uomo, in tutti i luoghi della decisione presenti nel territorio.
Le azioni positive, sono entrate a far parte delle politiche di pari opportunità con accezione più ampia, le azioni positive promuovono interventi rivolti a migliorare la posizione delle donne nel mercato del lavoro, cercando soluzioni per una migliore conciliazione tra vita lavorativa e vita privata.
Si parla di conciliazione come di un tema che non è più solo un problema individuale delle donne, ma sta diventando un tema sociale, che può coinvolgere anche gli uomini e le organizzazioni. La vita e il tempo quotidiano sono composti da molteplici occupazioni per tutti, a seconda dei cicli di vita e delle situazioni familiari, ma anche dei bisogni di studio, di tempo libero e di altre attività. La conciliazione è un concetto che coinvolge molti soggetti in una specie di ecosistema (individui, aziende, sistema sociale) e che sta entrando nella cultura di chi opera per il miglioramento dei sistemi lavorativi e sociali.
La C.P.O. del Comune di Capoterra opera per integrare il punto di vista di genere nelle politiche di governo, persegue l’acquisizione di poteri e responsabilità da parte delle donne, rimuove gli ostacoli che costituiscono discriminazione formale e sostanziale nei confronti delle donne.
Promuove progetti e interventi volti ad espandere l’accesso delle donne al lavoro, ad incrementare le loro opportunità di formazione e progressione di carriera e professionale, a sviluppare l’imprenditorialità femminile; favorisce l’informazione e le conoscenze relative alla legislazione e a tutte le iniziative concernenti le pari opportunità, in particolare nei confronti delle amministrazioni locali, a cui può proporre codici di comportamento e iniziative legislative; attua iniziative dirette a promuovere una diversa redistribuzione dei carichi e delle responsabilità familiari; svolge e promuove indagini e ricerche sui temi di cui alla presente legge, nonché convegni, seminari, conferenze e pubblicazioni, e partecipa altresì tramite le proprie rappresentanti ad iniziative attinenti; opera affinché gli strumenti di comunicazione sociale superino atteggiamenti stereotipati e comportamenti discriminatori nei confronti delle donne, anche diffondendo informazioni attraverso mezzi propri; collabora e sostiene iniziative assunte da associazioni di donne, nell’ambito delle proprie finalità; svolge iniziative di valorizzazione della presenza femminile in campo artistico, culturale, storico.
La strategia politica Gender Mainstreaming (integrazione della dimensione delle Pari Opportunità) è volta a promuovere le pari opportunità fra uomo e donna. L’obiettivo del GM è di considerare le diverse esigenze e i vari ruoli dei due sessi in tutti i settori politici, nei programmi e nelle misure.
La strategia politica Gender Mainstreaming (GM) è stata presentata per la prima volta nel 1985 a Nairobi, in occasione della 3a Conferenza mondiale dell’ONU sulla donna. Nel 1995, nel corso della 4a Conferenza mondiale sulla donna tenutasi a Pechino, gli Stati membri sono stati obbligati a integrare i principi del Gender Mainstreaming nelle singole strategie nazionali.
La legge 8 marzo 2000 n. 53 reca Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città, e si inserisce nella più generale normativa sulle pari opportunità in quanto è finalizzata, tra l’altro, a consentire ai genitori una reale distribuzione dei compiti di cura dei figli, con un sistema di tutele molto più ampio di quello previsto dalle precedenti norme che rende effettivamente possibile la conciliazione del tempo tra lavoro e famiglia.
Sul cammino verso la realizzazione della parità fra donna e uomo nella vita professionale la conciliabilità tra professione e famiglia assume un ruolo chiave. I due terzi delle donne con figli in età prescolare sono oggi professionalmente attive. Hanno però ridotto considerevolmente il loro grado d’occupazione: mediamente fino al 30%. Le donne continuano infatti ad assumersi gran parte del lavoro domestico e di cura, mentre gli uomini continuano a investire la maggior parte delle loro energie nella professione. Ma solo quando i padri si impegneranno maggiormente fra le pareti domestiche le loro partner potranno fruire di un maggiore margine d’azione nella vita professionale. Entrambi avrebbero da guadagnarci. Per raggiungere l’obiettivo di una migliore conciliabilità tra professione e famiglia è necessario l’impegno di tutti: dei padri e delle madri, ma anche delle imprese.
Con il termine lavoro di cura si intendono tutti i lavori, sia retribuiti sia non retribuiti, che hanno come oggetto le persone. All’interno del gruppo familiare il lavoro di cura è da sempre stato il lavoro gratuito delle donne per la gestione della casa, la cura dei figli, degli anziani e degli uomini, coprendo spesso la mancanza di servizi. Si discute oggi sul tema della condivisione del lavoro di cura tra uomini e donne sia per riconoscere il valore sociale ed economico della cura familiare, e la sua legittimazione ufficiale, sia perché il concetto di cura, occuparsi di, preoccuparsi di, (“I care”in inglese), deve far parte del bagaglio di esperienze di maschi e femmine, e dei loro progetti di vita.