Sull’onestà intellettuale di Walter Cocco non vi è alcun dubbio. Appartiene alla nuova generazione e non pare vincolato da logiche di correnti o capibastone. Sulla sua validissima idea, però, si possono fare alcuni appunti, senza alcuna intenzione polemica. Nulla può certificare infatti la vivibilità di un territorio se prima non si forniscono ai cittadini i servizi minimi affinché la vita quotidiana sia un pochino migliore. Tralasciamo di evidenziare il saccheggio che è stato fatto del nostro territorio, in termini di speculazione edilizia e insediamenti industriali.
Su queste materie, infatti, non basteranno mai le parole e gli interventi, d’altronde sono cose note e sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vedere. I grossi e risolutori interventi sono di la a venire. Nel frattempo invece e su alcune piccole cose basterebbe pochissimo.
Se ne citano alcune a titolo di esempio:
-viabilità – se vogliamo rendere vivibile il territorio a migliaia di persone che viaggiano quotidianamente per la città, dobbiamo adoperarci affinché sia realizzata in tempi brevissimi la nuova ss 195;
-sociale- vivibilità significa anche aiutare le famiglie che hanno bambini molto piccoli costruendo Asili nido, Capoterra infatti è uno dei pochi Comuni della Sardegna che non ha Asili nido pubblici;
-decoro- vivibilità significa anche rendere decorosi i nostri quartieri, facendo in modo che questi vengano puliti frequentemente da chi ha l’appalto per la pulizia, invece tutti vedono che questo non avviene regolarmente;
-ordine pubblico- rendere vivibile una cittadina significa anche chiedere che la Polizia Municipale sia presente nelle strade per combattere il fenomeno dei centauri incoscienti che a tutte le ore scorrazzano per vie e campagne;
-igiene e salubrità- esigere che il territorio non sia una grande discarica, i sacchetti dai rifiuti sono dappertutto;
-sicurezza – esigere una manutenzione della strade efficiente, sopratutto nelle lottizzazioni, gli appalti si vincono ma poi chi controlla i lavori?;
-efficienza e trasparenza- chiedere velocità e trasparenza alla macchina comunale, senza sentirsi nel dovere di trasformare la richiesta di un nostro diritto nella concessione di un favore. Spesso infatti si è costretti a farlo per ottenere quello che spetta sentendosi dire “..ci pensu deu..”
Insomma, dobbiamo imparare a far valere i nostri elementari diritti, rispettando prima di tutto noi stessi., creando così una comunità consapevole e solidale, protestando se necessario.
Ovviamente questi sono solo alcuni esempi, di “basso profilo”, terra terra, però nulla si costruisce se prima non si inizia a farlo dal basso, da terra, appunto.
Il resto, se utile se necessario, comprese le certificazioni e quant’altro, verrà dopo.
Per ora ottenere alcune di queste piccole cose sarebbe già un grandissimo risultato.
Gianleonardo Corda