No alla privatizzazione dell’acqua. È stato votato nei giorni scorsi, a maggioranza, un ordine del giorno contro la cosiddetta legge Ronchi che prevede che la gestione del servizio idrico integrato nei Comuni Italiani debba essere conferito a società con partecipazione dei privati in misura non inferiore al quaranta per cento. L’ordine del giorno, presentato da Giannetto Soi è stato votato dalla sola maggioranza.
«Siamo contrari al servizio idrico in mano alle multinazionali. Non si può produrre un utile d’azienda, staccare un dividendo societario, speculare in Borsa sulla distribuzione dell’acqua», sostiene il consigliere Pd Giacomo Mallus. Gli fa eco Leopoldo Marrapese: «Le liberalizzazioni in assenza di garanzie per i cittadini porteranno ad un aumento delle tariffe e scarsa qualità». Di diverso avviso l’opposizione, che ha votato contro (ad eccezione del consigliere Franco Bayre che si è astenuto). Per voce di Pino Baire la minoranza ha definito il Servizio Idrico Integrato costoso e inefficiente.
«La gestione dei privati e la concorrenza abbasseranno le tariffe», ha precisato Baire. Capoterra è stato uno degli ultimi Comuni ad aderire all’Autorità d’ambito territoriale, l’organismo pubblico costituito dai Comuni e dalle Province, che controlla la società Abbanoa, società interamente a capitale pubblico che gestisce nell’isola il servizio idrico. «Dopo l’alluvione del 22 ottobre il sistema idrico e fognario che era stato distrutto è stato ricostruito in tempi record da Abbanoa – dice il sindaco Giorgio Marongiu – é oramai pronta ad essere consegnata la stazione di sollevamento di Maddalena. Un conto è consorziare un’altra è privatizzare». (mg.m.)