In molti luoghi, in molte situazioni si parla oggi di Pari Opportunità.
Le pari opportunità sono cosa molto importante, se pensiamo poi che in questi ultimi anni il Parlamento ha approvato una modifica dell’articolo 51 della Costituzione, Legge costituzionale del 30 maggio 2003 n°1 , affinché si garantiscano “con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”.
In Italia ci sono troppe poche cittadine elette a rappresentarci in Parlamento. Al Senato le donne rappresentano il 18,1 per cento, alla Camera il dato nazionale si attesta al 20,8 per cento, su una popolazione a maggioranza femminile.
Per non parlare poi dei nostri Comuni, dove spesso c’è una sola donna eletta o una sola donna nominata nella Giunta, in alcuni addirittura nessuna!!!! 13 le donne italiane elette al Nuovo Parlamento Europeo nel giugno del 2009.
L’Italia, in fatto di rappresentanza politica al femminile, è l’ultimo paese d’Europa e, a livello mondiale, viene anche dopo il Congo, Zimbabwe e Mozambico; purtroppo le cose non vanno molto meglio nel mondo del lavoro, nei luoghi dove “si decide”, dove si guadagna davvero, dove “si conta”. Le donne lo sanno, gli uomini pure, ma non sempre sembrano rendersene conto oppure si fa finta di non rendersi conto…
Chi meglio di noi donne, però, sa quali possano essere le difficoltà sociali incontrate dalle giovani e dalle meno giovani sia in famiglia sia fuori della famiglia? Quante di noi, almeno una volta hanno dovuto far finta di credere che la parità tra uomo e donna, in Italia, è un fatto compiuto! E quanta fatica fanno le giovani a farsi valere sul lavoro fuori casa: spesso hanno più titoli degli uomini, lavorano meglio degli uomini ma il loro stipendio sembra proprio non volerglielo riconoscere!
Allora, perchè noi donne pretendiamo dagli amministratori uomini – da noi stesse eletti – che sappiano progettare e realizzare nidi, scuole, servizi sociali, posti di lavoro, orari a misura delle esigenze di una vita familiare che ancora è prevalentemente al femminile? Perchè deleghiamo se poi siamo noi a doverci occupare dei figli, degli anziani, della casa? Non è giusto né per gli uomini né per le donne. Non sarebbe meglio per l’intera società che le donne si interessassero di più a ciò che riguarda la loro stessa organizzazione di vita? Non sarebbe meglio per tutti che le donne e gli uomini fossero insieme protagonisti nel costruire la società di cui hanno bisogno? Queste sono le pari opportunità. Non è materia per sole donne, ma per donne e uomini, perchè riguarda l’organizzazione della società in cui viviamo.
Per ora se ne occupano ancora molto di più le donne; ma gli uomini, gli amministratori in particolare, hanno ormai consapevolezza che l’argomento non va messo da parte e che per migliorare la società è necessaria anche un’attiva partecipazione politica femminile.
Una serie di leggi, provvedimenti e direttive, sia della Comunità Europea sia dei governi dei paesi membri, stabiliscono che le ‘politiche di pari opportunità tra donna e uomo sono molto importanti e che il livello di democrazia di un paese si basa sulla piena uguaglianza di diritti e la piena rappresentanza nelle cariche elettive di donne e uomini.
Da queste direttive, in particolare, è nata l’idea di istituire a tutti i livelli di governo delle ‘Commissioni’ – Organismi Istituzionali composti INTERAMENTE DA DONNE – il cui compito è quello di occuparsi della politica sulle pari opportunità.
Questi ragionamenti, oltre alla considerazione dell’alto tasso di disoccupazione femminile e della scarsa presenza delle donne nelle nostre Amministrazioni locali, hanno portato oggi tante donne ad interessarsi delle pari opportunità. Grazie al paziente e tenace lavoro politico di amministratrici e amministratori che ci hanno creduto, esiste dal 2001 la Commissione Pari Opportunità del Comune di Capoterra con lo scopo di produrre maggiore consapevolezza nelle donne e negli uomini sull’utilità di impegnarsi insieme per rimuovere gli ostacoli – spesso culturali – che impediscono alle donne di partecipare alla vita politica del territorio.
La direttiva del Consiglio delle Comunità Europee del 19 dicembre 1978 relativa all’attuazione della parità tra uomini e donne in materia di sicurezza sociale e pari trattamento nel lavoro,
raccomanda agli stati membri di assumere iniziative comuni a favore di trattamenti paritari e di uniformare la legislazione nazionale. È il primo atto europeo dove si definiscono linee di programma per il graduale raggiungimento dell’uguaglianza dei diritti, poi il provvedimento CEE del 1984 che invitava ad “eliminare comportamenti e strutture basate su una tradizionale divisione dei ruoli nella società” e incoraggiava “la partecipazione delle donne alle varie attività nei settori dove esse siano attualmente sottorappresentate, nei settori dell’innovazione tecnologica e ai livelli superiori di responsabilità” promuovendo l’assunzione di “azioni positive” (cioè iniziative ed interventi) a favore delle donne per eliminare le discriminazioni di cui esse sono oggetto.
Ancora la Carta Comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori adottata dal Parlamento Europeo il 9 dicembre 1989 contro le discriminazioni di sesso, razza , opinioni politiche, per la tutela della maternità, del lavoro femminile , delle progressioni di carriere ed inoltre per la tutela della salute nei luoghi di lavoro e dell’istruzione e della formazione per tutti.
Il Trattato di Maastricht protocollo sulla politica sociale del 1992, l’art 6 prevede parità di retribuzione per lo stesso lavoro tra lavoratori di entrambi i sessi in tutti gli Stati membri e pari opportunità in ogni settore.
Il Trattato di Amsterdam 2 ottobre 1997 determinante contro la disoccupazione , favorendo una gestione integrata ha il compito di introdurre un modello di approccio innovativo delle problematiche legate alle politiche del lavoro.
Tale approccio viene individuato nei quattro pilastri – occupabilità – imprenditorialità – adattabilità e pari opportunità.
Gli Art 3, 13 e 141(ex 119) prendono in considerazione la necessità di eliminare ogni forma di discriminazione dovuta a situazioni di handicap, di differente etnia o credo religioso, sesso , convinzione politica, ecc. , con la ferma raccomandazione agli Stati membri di adottare misure per favorire l’applicazione di parità nel lavoro, ivi compreso la pari retribuzione e le pari opportunità di progressione di carriera.
La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea di Nizza del 2000 l’Articolo 21 parla di non discriminazione mentre l’ Articolo 23 di parità tra uomini e donne.
Oppure altre iniziative internazionali quali la Piattaforma di Pechino del 1995, importante iniziativa che vede emergere due principi fondamentali: Mainstreaming e Empowerment, necessità della donna di essere presente ed inserita in tutti i settori decisionali e di potere,sollecitazione ad accrescere in autostima, sperimentare le sue attitudini , mettere a disposizione le sue competenze per migliorare la società e i rapporti.
La piattaforma di Pechino è stata attuata in Italia dal Ministro per le Pari Opportunità e dalla Commissione Nazionale per la Parità e le Pari Opportunità tra uomo e donna.
Dichiarazione adottata dalla quarta conferenza mondiale sulle donne: azione per l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace.
E in tutto il territorio provinciale, lì dove uomini e donne hanno ritenuto importante lavorare insieme nelle istituzioni, introducendo nella progettazione della vita sociale anche il punto di vista e le esigenze femminili, sono state istituite, o si stanno istituendo, a cura delle Giunte locali, le Commissioni Comunali di pari opportunità. Il “campo” di azione delle C.P.O. è vastissimo, come è evidente dalle cose dette finora; il loro “potere” è quello di essere consultate dagli organi di governo locale e di proporre agli stessi azioni che possano migliorare in qualche modo la situazione femminile dal lavoro, alla famiglia, ai servizi e alla cultura.
La Commissione Pari Opportunità di un Comune lavora a stretto contatto con le cittadine e i cittadini e con le associazioni del territorio, promuovendo e organizzando – con il budget che le viene attribuito ogni anno – interventi di interesse politico e sociale ma anche servizi informativi per le donne, attività formative, cicli di film a tema, convegni, conferenze ecc…
Esse servono come stimolo e come mezzo, alle donne per essere informate e partecipare di più alla vita politica e sociale, agli uomini per conoscere e stimare di più il pensiero e la professionalità delle donne.
Come si può entrare a far parte della Commissione Comunale Pari Opportunità? Intanto è necessario che la Commissione sia stata voluta dalla Giunta e istituita dal Consiglio Comunale che ne approva l’apposito regolamento. Il Consiglio Comunale provvederà poi alle nomine delle componenti che faranno parte della Commissione.
La Commissione Pari Opportunità del Comune di Capoterra, dopo un’attenta discussione verbalizzata in data 16 luglio 2009, si è cosi espressa all’unanimità, sulla richiesta del consigliere Francesco Antonio Baire: ribadendo, innanzitutto che l’attuale Regolamento impedisce l’ingresso di rappresentanti di sesso maschile in Commissione, come si evince dall’art. 2 del Testo coordinato elaborato dalla Conferenza di Programmazione Consiliare. Ma, a parte le motivazioni di carattere giuridico, le commissarie si dichiarano contrarie all’ingresso del consigliere Baire in Commissione, peraltro possibile solo con una modifica del Regolamento, in quanto la proposta Baire appare dettata da un intento esclusivamente provocatorio e politicamente avverso nei confronti dell’unica consigliera donna del nostro Comune, che forse ai suoi occhi ha il “difetto” di aver operato bene e magari meglio di tanti suoi colleghi maschi, nonché da un malcelato senso di superiorità maschile nei confronti di tutte le commissarie che, a suo dire, avrebbero bisogno della presenza di almeno un uomo in Commissione per difenderle da una Presidente con tendenze dittatoriali.
Pertanto, poiché la proposta del consigliere non risulta caratterizzata da un genuino e positivo atteggiamento verso le effettive pari opportunità, le commissarie invitano il sig. Baire ad attivarsi in modo reale e sostanziale, per quanto di sua spettanza in qualità di consigliere, per sostenere le attività della Commissione e collaborare con la stessa e gli altri organi competenti al fine di realizzare le condizioni che rendano effettive le pari opportunità per le donne del nostro territorio.
Presidente C.P.O.
Dott.ssa Roberta Marcis