I giorni scorsi i cittadini di Capoterra, forse distratti dal
disagio e dalle polemiche sugli odori sgradevoli dell’impianto di
compostaggio, non si sono accorti di un’altro grave pericolo incombente sulle
loro teste, dopo il fumo proveniente dalla Syndial di Macchiareddu.
Stavolta sono stati gli impianti della Saras che regalavano alla popolazione dei fumi densi e
consistenti. A causa dello scirocco, si estendevano da Sarroch
passando per Capoterra fino a mezzo campidano.
Non si vuole in questa sede sollevare una disquisizione tecnico-
sanitaria sulla composizione o tossicità di queste emissioni, ne
aprire una polemica sulle opinioni contrastanti relative al film OIL, recentemente proiettato a Poggio dei
Pini, quanto segnalare che pare alquanto inverosimile sostenere la tesi
della raffineria che, pur impegnando risorse economiche ingenti unite
a tecnologie avanzate, riesca a evitare di produrre emissioni
inquinanti, o quantomeno queste siano nei limiti di legge.
I mas media ci hanno convinto e ci siamo, giustamente, convinti che vada
ridimensionato l’uso dell’auto privata, che vadano rottamate le auto
con elevate emissioni e non in regola con le severe norme EURO 4 ora 5, che
vada incentivato l’uso dei mezzi pubblici ecc. ecc.
Bene tutto cio è assolutamente inutile se bastano solo dieci minuti
di funzionamento della raffineria per generare una quantità di
materiale inquinante corrispondente a migliaia di auto con il
motore acceso in contemporanea.
Ai responsabili di questi impianti si chiede di giustificare quanto
accaduto, mentre dai responsabili del monitoraggio e della tutela
della salute pubblica si esige di comunicare alla popolazione quali
rischi abbia corso nel respirare questa aria, e quali azioni abbia
attivato per sanzionare tale attività e per evitare nel futuro il ripetersi di simili
episodi.
Anche se non è corretta una classifica del disagio è bene precisare che l’odore del compost è sicuramente sgradevole e fastidioso, ma il
fumo nero nei bronchi e nei polmoni, a volte inodore, è sicuramente molto più pericoloso.
Gianleonardo Corda