È ancora Facebook il centro della mobilitazione di oltre duecento persone che ieri pomeriggio si sono riunite nella piazza sottostante al Bastione Saint Remy a Cagliari.
Un sit-in di protesta organizzato dall’Associazione Sardegna Palestina contro l’assalto della marina israeliana al convoglio turco della Freedom Flotilla avvenuto il 31 maggio.
Un attacco senza precedenti se si considera che questa è la prima volta che sei navi cariche di aiuti umanitari riescono a raggiungere la Striscia di Gaza.
Territorio “maledetto” che continua a mietere vittime: 9 i morti, incerto il numero dei feriti tra i 700 attivisti di 40 diverse nazionalità. Fra loro si parla anche di italiani esponenti delle Ong.
A bordo delle navi 10 mila tonnellate di aiuti: medicine, generi alimentari, ma anche case prefabbricate, 500 sedie a rotelle, beni di prima necessità.
L’indignazione e la vergogna per quanto è accaduto sono arrivate anche in Sardegna dove ieri si sono levate in coro le voci della rabbia e del dissenso.
Sono centinaia di voci che chiedono risposte; centinaia di persone che vogliono sapere quanto sangue ancora dovrà scorrere prima che qualcuno decida di mettere freno all’orrido teatrino che da anni vede protagonisti Israele e Palestina.
Tema scottante di cui da anni si occupa l’Associazione Sardegna Palestina attraverso l’organizzazione di numerose iniziative e sit- in di protesta.
Proteste pacifiche che ogni volta vedono partecipi centinaia di persone perchè, in fondo, quel territorio “maledetto” non è poi così lontano e perché quello che ogni giorno accade riguarda ognuno.
Tra i manifestanti nessuna arma, solo gli occhi della speranza di chi crede e pretende che un giorno tutto questo possa finire.
Nel frattempo non si placa la preoccupazione per gli arrestati dei quali ancora Israele dovrà decidere le sorti.
Bettina Camedda