La violenza verbale di queste ultime settimane e il clima di forte tensione tra le più alte cariche istituzionali del Paese hanno generato un impazzimento generale; le prime avvisaglie si sono palesate alla manifestazione per il 40° anniversario della strage neofascista della Banca dell’Agricoltura a Milano, nella quale i fischi hanno impedito ai rappresentanti delle istituzioni e ai parenti delle vittime, di ricordare il triste evento.
L’apice è stato toccato con il gesto di un folle che ha aggredito Silvio Berlusconi alla fine di un suo comizio; chi ha colpito Silvio Berlusconi non è certamente una persona sana di mente, ma la violenza di quel gesto , per cui si può solo esprimere solidarietà alla vittima, mi fa interrogare con preoccupazione sul livello di Democrazia sostanziale dell’Italia.
Le violenze contro i leaders politici non sono degne di una grande democrazia ed in questi ultimi mesi sono stati numerosi gli attacchi alla Costituzione, uniti alla perdita più assoluta della capacità di dialogo tra il Governo e l’Opposizione.
Il successo della manifestazione del cosiddetto Popolo Viola ha portato, dopo tanto tempo, il dibattito politico e l’antiberlusconismo in Piazza; un leader moderato come Pier Ferdinando Casini ha parlato di Comitato di Liberazione nazionale contro Silvio Berlusconi; lo scontro senza precedenti tra Berlusconi e Fini.
A ben vedere, con occhio attento, questi eventi non sono assolutamente indici di un normale confronto di posizioni politiche, in una normale democrazia.
In questi anni, la società italiana ha modificato sostanzialmente il modo di formare l’opinione pubblica: il ruolo dei massmedia, i loro messaggi culturali e gli ideali che vengono manifestati.
Oramai la Politica ha snaturato la sua essenza di luogo del confronto, anche duro, ma di scambio di idee e di ricerca continua di soluzioni, il dibattito politico assomiglia sempre più ai violenti talk show delle televisioni rai-mediaset.
(In proposito si veda il docufilm di Erik Gandini “Videocracy”)
Da più parti si assiste ad un’adesione pubblica alle azioni del Governo, come quasi fosse l’esternare della tifoseria sportiva. Ma è proprio questo il fulcro: questo modo di fare politica non fa bene a nessuno.
Perché questa non è la Politica.
Questo è semplice scontro personale, fine a se stesso e non alla collettività o alla Polis.
Mi interrogo se il degrado politico italiano non sia già pesantemente compromesso.
L’immagine dell’Italia nel mondo in questi mesi è uscita enormemente indebolita dagli scandali e dai toni usati da molti , forse troppi, esponenti politici; il senso di divisione e di odio che viene sparso in abbondanza attraverso il dibattito politico è un pericolo virus da debellare senza indugi.
L’Italia è già stata interessata più volte nella sua storia dall’imbarbarimento della vita politica, tutte le volte è uscita da quelle gravi crisi ferita e indebolita, ma è sempre prevalso l’interesse di tutte le parti politiche a mantenere in piedi la forza della Costituzione repubblicana.
In questa fase di grave crisi economica, in un crescente disagio di numerosi, troppi, italiani che perdono il posto di lavoro e di tanti altri che non hanno un reddito sufficiente per vivere decorosamente, la Politica deve avere la capacità di rimettere al centro dell’interesse nazionale, gli italiani e il futuro dell’Italia, abbassando i toni di violenta polemica finora usati.
La Politica può ancora salvarsi e salvare l’Italia da un brutto declino, riscoprendo il suo spazio e la sua autonomia; il dibattito tra maggioranza e opposizione (Operando un doveroso distinguo tra le critiche e l’odio, tra il contrasto d’idee e la violenza) sarà un confronto anche durissimo ma solo di opinioni e di programmi.
Silvio Berlusconi ha il dovere di governare e di rispettare il mandato che gli elettori gli hanno conferito, ma la stessa libertà deve essere data a chi, come me, critica il suo modello di società e di governare il Paese, solo così si difende veramente la Democrazia.
Vorrei che si ritornasse a parlare dei veri problemi dei cittadini.
Efisio Demuru