Signori Consiglieri, intendo richiamare la Vostra attenzione su un dato di fatto che ritengo debba indurre una consequenziale riflessione ed inversione di rotta: ancora una volta l’assemblea consiliare è stata convocata solo rispettando una ormai cronica cadenza bimestrale. Infatti risale al 2 ottobre u.s. la precedente convocazione del Consiglio Comunale. E ancora una volta, detta convocazione, non è scaturita dalla volontà di programmare ed indirizzare la nostra attività amministrativa ma piuttosto dalla impellente ed inderogabile necessità di ratificare decisioni assunte nelle secrete stanze e che, comunque e giocoforza, in base a quanto sancito dalle vigenti normative, andavano sottoposte al vaglio dell’intero Consiglio Comunale, pena la loro decadenza e vanificazione per scadenza di termini.
Può, in un contesto di razionalità, intelligenza e buon governo, una comunità di quasi venticinquemila anime, quale quella capoterrese, permettersi il lusso di siffatte “vacanze” da parte dell’assemblea consiliare? La variegata frammentarietà del nostro territorio, tutta una serie di problematiche, talune di antica data, che reclamano urgenti e definitive soluzioni, affermano in modo deciso ed univoco l’assoluta impossibilità di una buona amministrazione affidata alla tragica filosofia della latitanza e dello scansar fatiche.
So per certo, e presumo ne abbiate conoscenza anche Voi, che persino sparute entità comunali, composte da qualche migliaio di anime, fruiscono di assemblee consiliari a cadenza perlomeno mensile. Strano, enigmatico ma vero quanto succede da noi: solitamente, nelle pubbliche amministrazioni, vengono sollecitati i consiglieri a lavorare di più e stavolta, invece, è il sottoscritto, consigliere di minoranza, per onestà nei confronti dei propri concittadini, quasi a supplicare d’essere messo in condizione di poter lavorare e produrre per l’interesse collettivo. Vi è una ragione plausibile e sostenibile per questa strana liturgia amministrativa capoterrese? La realtà, purtroppo per noi, mette a nudo che Capoterra non è assolutamente il gioioso e giocoso paese di Bengodi o il perfetto idealistico Iperuranio di Platone, bensì una comunità d’anime di diversa estrazione e provenienza, con abnorme e repentina crescita demografica, che ha urgenza di una immediata pianificazione del proprio territorio, che ha impellenza di una concretezza di servizi, che ha estrema necessità di creare e/o rafforzare opportunità occupazionali, imprenditoriali, culturali e sociali per un armonico e tonico sviluppo della propria identità.
Giusto per dirne una: in un accidentale colloquio con l’Assessore alla Pubblica Istruzione ho chiesto lumi sulla inspiegabile inoperosità della Commissione Cultura e Affari Sociali, della quale sono membro e la cui ultima convocazione ormai sconfina i limiti della memoria. La risposta è sconcertante e avvilente nel contempo: non esistono novità di sorta e quindi e improponibile una convocazione.
Io ritengo, paradossalmente, che, proprio in virtù del fatto che non sussistano novità di sorta, ne è necessaria , urgente e non procrastinabile la convocazione. Fosse la nostra comunità in un contesto culturale d’eccellenza, allora potrebbe trovare giustificazione, in qualche modo, questa affermazione. Purtroppo, culturalmente, siamo agli antipodi: le vette del Parnaso sono distanti mille miglia dal nostro territorio. Di grazia di quale cultura possiamo discettare a Capoterra? Se si astrae dai canonici edifici scolastici, di quali strutture culturali si può in concreto fruire nella nostra cittadina?
Eppure non mancano nel nostro territorio, a livello di singole entità, purtroppo racchiuse in compartimenti stagni, eminenze culturali in campo scientifico e letterario, nelle arti musicali, figurative e drammaturgiche. Fare e promuovere cultura non significa di certo, come attualmente si sta facendo, inventarsi di quando in quando irrisorie performances di accoliti della propria sacrestia. E’ opportuno anzi indispensabile che la nostra amministrazione dia, quanto prima, avvio e concretezza ad un serio processo culturale la cui utilità non può essere disconosciuta. Infatti, attraverso valide e costanti opportunità culturali, in adeguate strutture, si potrà attutire se non debellare il disagio esistenziale giovanile e non. Le strutture culturali funzionanti potranno ridurre di certo la necessità di ulteriori Sportelli dei Servizi Sociali. Prevenire è meglio e più utile che curare, soprattutto se trattiamo di asintomatici “mali dell’anima”. Sarebbe ingiusto asserire che questa maggioranza di centro-sinisistra al suo secondo mandato non abbia prodotto alcunché di positivo e onestà intellettuale ci vieta di proferire tale affermazione. Ma è giusto e persino doveroso constatare che molte intraprese sono tuttora incompiute , non fruibili dai nostri concittadini, quindi vane. Altre, seppur ultimate da vecchia data, sono andate via via scemando dall’interesse amministrativo e abbandonate, a dispetto della buona economia, nei meandri della incuria e della fatiscenza. Al sottoscritto, membro della minoranza, non è dato dettare i tempi di marcia e d’azione dell’amministrazione ma solamente constatare e controllare, unitamente agli altri colleghi della minoranza, se l’operato della maggioranza procede, sui binari della legalità e della normativa vigente, verso il capolinea del benessere collettivo.
Ciononostante, per il mio giusto credo politico, ribadisco ancora una volta, l’ennesima, la totale disponibilità ad intessere con Voi colleghi della Maggioranza, fermi restando per ognuno di noi gli ambiti di appartenenza politica, un proficuo dialogo finalizzato alla ottimale resa dell’attività amministrativa. Ci sgomenta il Vostro totale diniego al confronto. Si ha forse paura di soccombere nell’agone della dialettica politica, fanno ribrezzo o forse paura le nostre idee per il vostro “quieto e secreto amministrare” ? Chissà. Il dubbio s’insinua anche perché è da forti accettare la sfida, da deboli dribblare il confronto o darsela a gambe. Tuttavia, siccome la libertà è sacrosanta fate pure come, purtroppo irresponsabilmente v’aggrada. Tenete a mente però che, alla fine dell’attuale mandato, se optate per la solitudine amministrativa con il rifiuto di qualsivoglia ipotesi di collaborazione, sarete Voi, sia nel bene che nel male, gli unici responsabili della situazione in cui verserà la nostra comunità e il nostro territorio.
Casa Municipale, 30 novembre 2007
Il Consigliere
Franco Bayre