Da un sopralluogo effettuato oggi (10/01/09), dopo le cospicue piogge della notte, l’acqua portata a valle dal rio San Girolamo presenta delle colorazioni rossastre. Questa caratteristica ha delle significative analogie con l’acqua di tutti i rii che scorrono nelle valli ex minerarie (Ingurtosu, Montevecchio, Riu Mannu-Basso Sulcis, riu de su Cerbu – Quirra San Vito), cioè dire contengono elevate quantità di metalli pesanti e di veleni.
Infatti, sulle pendici della valle del rio San Girolamo sono presenti diverse aperture di gallerie e di camini della vicina miniera di San Leone, dove per diversi decenni è stata estratta la galena che poi, tramite trenino, era trasferita al mare (Su Loi) dove veniva caricata sulle chiatte.
Sui versanti contigui all’alveo geologico del San Girolamo, pertanto, giacciono i cumuli dei residuati del minerale. Già l’alluvione del 1999 aveva causato qualche smottamento dei cumuli ma, soprattutto quest’ultimo del 22 ottobre u.s., ha “rovesciato” l’alveo e fatto franare parte dei versanti.
Ciò ha significato, verosimilmente il riporto in superficie e la conseguente dilavazione dei materiali provenienti dal sottosuolo, con il verificarsi della presenza dei metalli e della colorazione rossastra e forse dell’arsenico.
Si rileva che nel bacino del Girolamo gravitano qualche migliaio di abitanti (Poggio dei Pini, Residenza, Lott. San Girolamo, Fruttidoro 2, Torre degli ulivi) e che molti di questi prelevano e a volte bevono l’acqua di falda. Le conseguenze per la salute pubblica sono evidenti anche per i profani.
La necessità di procedere con una verifica analoga a quella effettuata dal Parco Geominerario dovrebbe precedere degli interventi di bonifica ambientale.
Si evidenzia infine che i finanziamenti potrebbero essere ricercati in quegli stessi fondi che il Parco Geominerario otterrà, in quanto trattasi, anche in questo caso di zone ex minerarie.
Nanni Ganau
Verdi Capoterra
Roberto Copparoni
Referente Provinciale Verdi