La sconfitta del fascismo, la cui condanna è condizione primaria della democrazia, rappresenta la conquista della libertà. La memoria della Resistenza antifascista e la conoscenza di una dittatura responsabile di innumerevoli crimini deve essere uno strumento per capire il presente e garantire il futuro, per individuare in tempo ogni velleità di pericolosi ritorni a quel passato.
E’ un problema che oggi più che mai si pone con urgenza di fronte ad un revisionismo che denigra i valori, le organizzazioni, i protagonisti della Resistenza e dell’antifascismo, contrapponendo la “comprensione” del fascismo e dei suoi gerarchi, arrivando a dedicare loro vie e piazze.
I gruppi neo nazisti hanno buon gioco a rimettersi in campo rivendicando la loro memoria in modo sempre più esplicito e aggressivo, portando nelle piazze, nelle scuole, negli stadi, simboli, parole, immagini che una legge del 1952 vieta esplicitamente, condannando come reato perseguibile d’ufficio l’apologia del fascismo.
Qualcuno ci obietta che diamo troppo peso a gruppetti di ragazzi, esigui e al limite del folklore ( ma alcuni benpensanti non definivano così anche le “spedizioni punitive” delle camice nere nel ’19 e nel ’20?) ma con altri toni e con ben altra autorevolezza le idee fondanti del nazifascismo sono riproposte da partiti presenti in Parlamento e al governo di troppi e troppo importanti enti locali.
Prima di tutto il razzismo che fa coincidere la sicurezza con la cacciata degli immigrati assunti a capri espiatori di una crisi economica, morale ed ideale, di una totale precarietà della vita di cui si vogliono nascondere le vere cause e le vere responsabilità, il razzismo che è riuscito a creare, in larghi strati di popolazione, anche sinceramente avversi alla destra, una psicosi sempre più diffusa di paura e di odio. Non si tratta solo di stranieri; è la diversità ad essere criminalizzata sia essa etnica, religiosa, di orientamento sessuale o di semplice devianza sociale. Basterebbe una rilettura delle idee e delle politiche di tutti i fascismi per ritrovare, identica, la formula diverso=nemico che oggi ritorna nei comportamenti privati, in alcune proposte di legge come nelle guerre di “religione” o di “civiltà”, negli attacchi al laicismo in nome del prevalere di dogmi religiosi, eletti a “principi naturali”, sulle leggi dello Stato.
Ecco perché il Partito della Rifondazione Comunista della Sardegna è impegnato e parteciperà al presidio antifascista indetto per sabato 4 agosto a Capoterra, in Piazza Brigata Sassari, per condannare il raduno di stampo fascista che si svolgerà lo stesso giorno, ritenendo inaccettabili simili iniziative che dovrebbero vedere tutti i democratici impegnati nel contrastarle. Perché la memoria non si cancelli. Per la libertà e la democrazia. Per ricordare il compagno Giovanni Pesce, Comandante del 3° Gruppo D’Azione Patriottica, Medaglia d’Oro della Resistenza.
La Segreteria Regionale
del PRC della Sardegna