Necessario con urgenza allargare gli ammortizzatori sociali ai precari della scuola, lavoratori dell’industria della conoscenza.
Rilanciamo la vertenza in Consiglio Regionale e nella prossima finanziaria.
Si mobilitino i consigli comunali e provinciali sardi in difesa delle loro scuole del territorio.
Le notizie di oggi che vedono precari che hanno insegnato da anni ritrovarsi improvvisamente senza lavoro, spesso marito e moglie contemporaneamente, purtroppo ci danno ragione, avevamo chiesto per tempo il 17 luglio (leggi qui) al Consiglio regionale e alla Giunta regionale l’apertura di una vertenza con il governo nazionale per difendere la scuola in Sardegna, per salvaguardare le sue specificità, ma avevano pensato di bocciare irresponsabilmente la nostra proposta come ordine di scuderia per difendere i ministri di Roma e ratificare un accordo inapplicabile con la Gelmini…
Eravamo rimasti stupefatti dalle dichiarazioni del Ministro Gelmini sulla scuola in Sardegna e sull’assunzione di precari del luglio scorso. Prima con la sua disastrosa riforma crea 2200 licenziamenti in Sardegna, povertà e apprensione nelle famiglie , chiude classi ed aule nei paesi di montagna e nelle zone urbane delle città a più rischio di emarginazione, taglia posti di sostegno contro i diritti degli alunni con disabilità e delle loro famiglie e poi aveva annunciato trionfante che venivano riassunti 2000 precari vittime della sua riforma. E tutto questo con fondi della Sardegna, senza mettere un soldo come oramai è abituale da parte del governo Berlusconi. Ovviamente non è successo nulla. E’ la cronaca di oggi, non il parere dell’opposizione in consiglio regionale.
Non capiamo la posizione dell’assessore Baire: aspetta ancora? appalta il governo del suo assessorato alla Gelmini, allo Stato? Il protocollo di intesa da lei firmato in quei giorni (contestato fortemente da tutti i sindacati) sarà scarsamente applicabile e al di fuori delle procedure obiettive e trasparenti previste dai percorsi di assunzione del personale della scuola. Inoltre sappiamo tutti che la riforma Gelmini crea circa 2200 posti a rischio nel precariato storico della Sardegna (1600 docenti e 600 circa personale non docente). Come è stranoto il costo lordo medio mensile delle assunzioni è pari a circa 2000 euro al mese lordi ed è facile capire che il reale fabbisogno è di poco più di 50 milioni di euro, e non i 20 milioni sbandierati dalla Gelmini e dalla Baire, sottratti comunque ai fondi già destinati dalla regione alla scuola sarda. In ogni caso mettono in conto almeno 1000 disoccupati, un danno gravissimo.
Ma la battaglia sulla scuola non si deve fermare: in Consiglio Regionale riproporremo la vertenza scuola e chiediamo con urgenza, come ha laconicamente proposto addirittura il presidente della Regione Lombardia Formigoni che ha visto improvvisamente per colpa della riforma Gelmini migliaia di docenti senza lavoro, l’allargamento urgente degli ammortizzatori sociali ai precari della scuola.
E le comunità locali, i sindaci, i Consiglieri comunali e provinciali di tutta la Sardegna iniziano a farsi sentire preparando nelle loro aule atti amministrativi che facciano sentire direttamente la voce dei loro territori. In difesa di una Istituzione che in tempo di crisi non può essere che rafforzata, incentivata in presenza e qualità, per permettere ai nostri figli di essere pronti e preparati quando ci sarà la ripresa e non essere sorpassati in competenze e preparazione dai loro coetanei di tutto il mondo.
Perchè non dobbiamo dimenticare che la saggezza sociale dei nostri padri, dei nostri nonni, pastori, agricoltori, pur di farci avere un futuro migliore, hanno da sempre lottato per avere più Scuola, per l’istruzione delle nuove generazioni, per la loro emancipazione da povertà e sottosviluppo.
Marco Espa, consigliere regionale