E’ di qualche giorno fa la notizia del nuovo stop ai lavori di ricostruzione del ponte di Pauliara . La Regione Sardegna che dovrà dirigere e coordinare i lavori, non potrà spendere un milione di euro su un’area di fatto appartenente alla Cooperativa Poggio dei Pini. Il problema era stato da subito evidenziato dalla Amministrazione Comunale, ma le argomentazioni, evidenziate anche in incontri pubblici con i cittadini, non erano apparse sufficientemente convincenti.
Il milione di euro prontamente stanziato dalla giunta Soru, non era a nostro avviso sufficiente a ricostruire un ponte con campata di quasi 50 metri. Soprattutto non era chiaro su chi dovessero pesare i maggiori costi degli espropri di aree edificabili (zona C3 oggetto di una variante ) da destinare a viabilità pubblica. Inoltre lo studio idrogeologico tardava ad essere appaltato e si correva il rischio di progettare un’opera senza disporre dei dati necessari .
A fronte della disponibilità immediata di un primo “acconto“ di centomila euro per dar corso alla progettazione e inizio lavori, la struttura tecnica Comunale (impegnata nei tanti problemi del dopo alluvione) doveva farsi carico della gestione di un’opera pubblica che richiede competenze e responsabilità fuori dall’ordinario.
La scelta di snellire l’iter burocratico con la presa in carico del Genio Civile della direzione lavori, era stata da subito condivisa e valutata positivamente dalla Amministrazione Comunale.
La notizia di queste ore ci rammarica e preoccupa, ma allo stesso tempo evidenzia che le nostre perplessità erano fondate. Averle palesate ci ha esposto a critiche ed accuse di immobilismo a nostro avviso ingenerose.
Il ruolo di amministratore locale espone doverosamente alle critiche dei cittadini dalle quali non ci si deve sottrarre. Il cittadino ha diritto di sapere e deve avere il privilegio di criticare i governanti per il loro operato e per la loro condotta morale, critiche che devono essere propositive (in verità molte lo sono) e non devono essere alimentate da pregiudizio politico.
Amministrare un ente locale non è semplice. Se si volesse minimizzare in una frase quelli che sono i compiti di un Amministratore locale, direi ingenuamente: programmare le scelte future e stabilire delle priorità nelle scelte a breve termine, nell’interesse generale della Comunità che si amministra.
Insisto sul concetto di scelta perché il primo dovere di un politico è quello di decidere cosa fare. Fornire indirizzo politico e controllo come previsto dal TUEL 267/2000 riforma enti locali che ha sancito la distinzione di ruoli tra politici e funzionari ..
Gran parte delle scelte di questi ultimi mesi sono state condizionate dall’evento alluvionale del 22 ottobre 2008. Col senno di poi, dal mio punto di vista , mi sento di difendere tutte le decisioni prese, anche se per alcuni possono sembrare scontate o banali.
La prima emergenza imponeva interventi di primo ripristino nei quartieri colpiti e soccorso alle famiglie sfollate. Alle difficoltà iniziali dovute certamente alla mancanza di un piano operativo, fece seguito una efficace intervento della Protezione Civile e della macchina comunale che in poco meno di 2 settimane riportò i quartieri piu’ colpiti in condizioni, se non di normalità, almeno di dignitosa agibilità. L’esperienza di quei momenti (il Centro Operativo Comunale, l’opera della Caritas, la rete delle nostre associazioni di volontariato) non deve essere dispersa .
Altra decisione prioritaria, confortata in seguito dalle simulazioni dei tecnici (e sostenuta dallo stesso Bertolaso nelle prime ore del 22 Ottobre), è stata la messa in sicurezza dello sbarramento di Poggio dei Pini con l’adeguamento del canale scolmatore alle portate registrate il 22 Ottobre . Il lago attualmente è a un quota di sicurezza che ovviamente rattrista coloro che l’hanno conosciuto e amato in tutta la sua bellezza. Ma a quasi un anno dall’alluvione, non essendo ancora neanche abbozzato uno studio e progetto di messa in sicurezza, con le piogge autunnali ormai imminenti, questo minimo intervento di messa in sicurezza (come pure la pulizia ordinaria del tratto finale del Rio S.Girolamo) puo’ almeno alleviare le paure di coloro che hanno vissuto in prima persona il disastro del 22 Ottobre, consapevoli che la sicurezza è ben altra cosa
Nelle more dell’aggiornamento del Piano Assetto Idrogeologico (competenza in capo alla Regione), il Consiglio Comunale si è assunto la responsabilità di sospendere per un anno la realizzazione di nuovi volumi. E’ stata una decisione difficile perché apparentemente non mitiga il rischio di chi ha già edificato, ma sicuramente tocca interessi legittimi dei proprietari di aree edificabili in lottizzazioni Convenzionate realizzate e collaudate negli anni 70 sotto la piu’ scrupolosa osservanza delle norme (di allora) e che dopo il 22 Ottobre (e non nel precedente PAI) sono diventate aree a rischio.
Il passaggio del sistema fognario e di parte del sistema idrico in carico ad Abbanoa è stato uno dei primi atti post alluvione dell’Aministrazione Comunale. Molti si domandavano quale fosse il nesso tra l’alluvione e Abbanoa. Che fretta c’era di assumere in piena emergenza quella decisione che veniva rimandata di anno in anno (ma che prima o poi il Comune avrebbe dovuto subire).
I fatti ci hanno dato ragione. Col passaggio ad Abbanoa in meno di sei mesi la rete fognaria è stata ripristinata scongiurando la paura di epidemie e altro inquinamento. Il precauzionale divieto di balneazione nel litorale è stato abrogato e in una estate come quella 2009 che sarà ricordata per gli sversamenti fognari in molte località turistiche della nostra amata isola, il litorale di Capoterra ( in piena emergenza e dopo una catastrofe come quella del 22 Ottobre) ha comunque superato l’esame di Arpas , Noe e di tutte le istituzioni preposte alla vigilanza e controllo ambientale.
A quasi un anno da quei tragici momenti, in attesa degli aiuti per la ricostruzione, con oltre cento milioni di danni a infrastrutture da ricostruire e sette milioni spesi nei primi interventi in emergenza, domandarsi perché il Comune non intervenga con urgenza a ripristinare la disastrata viabilità comunale e quanto distrutto dall’alluvione del 22 Ottobre, è banale. Capire che le strade, gli acquedotti, le fognature si realizzano con le risorse lo è un po’ meno.
Forse bisognerebbe domandarsi come mai in un momento come questo, il nostro Comune il cui bilancio rispetta ogni anno il Patto di stabilità, non disponga dei fondi per ricostruire il suo patrimonio infrastrutturale.
Bisognerebbe domandarsi perché il Governo ha destinato alla Sardegna solo 6 milioni di euro di aiuti e alla Regione Sicilia 3 miliardi di euro di fondi comunitari FAS.
Come si spiega che un Comune come Catania ( il cui ex Sindaco medico personale del premier ha portato al tracollo finanziario) riceva 150 milioni di aiuti per un po’ di cenere e lapilli caduti sull’aeroporto, e il nostro Comune dopo i primi 4,5 milioni di euro di fondi Regionali ( Soru prima emergenza) attenda ancora oggi il saldo di quanto stanziato.
All’orizzonte non si intravede nessuna novità. Nessuno studio per la messa in sicurezza. Solo un Disegno di legge presentato dai Consiglieri PD Marco Espa Gianvalerio Sanna che attende ancora d’essere discusso.
Giacomo Mallus
Consigliere Comunale PD
Comune Capoterra