L’ultima stagione dal calciatore l’ha vissuta nell’anno 2003/2004 con la maglia del Capoterra 2000. Poi dalla stagione 2005/2006 ha appeso le fatidiche scarpette al chiodo per dedicarsi anima e corpo alla fedelissima e inseparabile “valigetta 24 ore”, per svolgere il delicato compito di direttore sportivo. Ebbene, a 40 anni (“sono e mi sento molto giovane”, precisa il ds) “Giando” può essere considerato tra i direttori sportivi più esperti nell’ambito del calcio a cinque (e non solo), e da quattro stagioni lavora a stretto contatto con il presidente del club gialloblù, Mariano Marras. L’abbiamo incontrato in un momento di (rara) pausa e, davanti ad un aperitivo, si è “sottoposto” al mio estenuante “interrogatorio” che ne ha sviluppato poi una simpatica e divertente intervista di fine estate:
– Giandomenico Meloni, raccontaci un po’ la tua carriera calcistica sia a 11 che a 5.
“Nel calcio a 11 ho disputato appena sedici campionati, tutti a livello regionale, a partire con il primo nella stagione 1984/1985 con la gloriosa Ambrosiana di Monserrato in Prima categoria. A seguire gli altri campionati tra Prima categoria, Promozione ed Eccellenza, con diverse società del calibro di Monserrato, Decimoputzu, Mandas, Santa Margherita di Pula e Settimese.
Nel calcio a 5 ho disputato un campionato con la Delfino del presidente Cacciuto nella serie B nazionale, culminato con la vittoria finale del campionato e la conseguente promozione in serie A2 (di cui ho ancora un bellissimo ricordo). Poi, una nuova breve parentesi nel calcio a 11 e sono tornato al calcio a 5 nel Capoterra 2000 del presidente Mariano Marras e allenato dal mio amico Franco Mura. Anche di quello conservo un bellissimo ricordo, con la vittoria del campionato di serie C1 regionale e la promozione in serie B. Con il Capoterra 2000 ho giocato due campionati: in serie C1 e in serie B”.
– Da quando eserciti la professione di direttore sportivo? Come hai iniziato?
“Dalla stagione sportiva 2005/2006. Ho iniziato grazie a una telefonata del presidente del Capoterra 2000 Mariano Marras, ricevuta in un periodo per me molto triste dal punto di vista sportivo in quanto la vecchia e gloriosa Delfino andava a sparire definitivamente dallo scenario del calcio a 5. Una situazione che ancora oggi mi rattrista, anche perché in quell’anno facevo parte della società insieme a Tony Petruso, Giuseppe Angius e al Presidente Massimo Fronteddu”.
– E’ più facile giocare o fare il direttore sportivo?
“Ritengo, innanzitutto, che siano due cose completamente diverse che se praticate, e portate avanti con lo spirito giusto con correttezza, con lealtà e soprattutto con sportività: sono entrambi facili”.
– Quali sono le maggiori difficoltà che si incontrano svolgendo questo ruolo?
“Le difficoltà possono essere tante, soprattutto quando si opera nel mercato per l’acquisizione di giocatori stranieri e/o itali. Oppure anche quando ci si trova a dover trattare con personaggi (modello Moggi) che ancora oggi non hanno capito quali sono i veri valori della vita, e che vanno oltre quello che lo sport insegna”.
– Esistono delle responsabilità proprie quando la squadra non raggiunge l’obiettivo prefissato?
“Credo proprio di si. Le responsabilità esistono, sempre. Nel bene e nel male”.
– Parliamo del Capoterra 2000: è stata un’estate intensa per allestire l’organico richiesto da mister Mura?
“Direi che è stata un’estate tranquilla e fresca. Siamo riusciti ad allestire l’organico che avevamo progettato e sperato di avere. Sono molto felice, e ringrazio tutti i giocatori sardi (e non) che hanno accettato di far parte del nuovo progetto del Capoterra 2000 con alla guida tecnica il mio caro amico Mario Mura”.
– Pensi di avere preparato una buona squadra?
“Penso di aver fatto sino in fondo il mio dovere, nell’interesse di tutte le persone che vogliono bene a questa società, a questi colori e a questo paese. Sono convinto – e sicuro – che siano arrivati dei buoni e seri atleti. Ma, soprattutto, delle persone vere”.
– … per quale obiettivo?
“L’obiettivo principale è quello di tenere sempre alto il nome della nostra terra. Ma, ripeto, con lo spirito giusto, con la correttezza, con la lealtà e, soprattutto, con la sportività”.
– Qual è stata la tua delusione più grande da ds e, quale, invece, quella più significativa?
“Scusami, ma sulla delusione più grande ci sto ancora riflettendo e non posso risponderti. Su quella più significativa, spero che arrivi quest’anno!”.
– Hai collaborato, da direttore sportivo, con tecnici come Nicola Barbieri e Gianni Melis: chi è stato il più esigente?
“Per il primo ho poco da dire, anzi niente. Su Gianni Melis non posso che essere felice di aver avuto la possibilità di lavorare per due intere stagioni a stretto contatto con lui. La sua serietà, la sua professionalità, e anche il suo essere esigente, mi hanno insegnato tanto e non posso che essergli grato e me ne faccio tesoro”.
– Ora tasterai il polso a mister Mario Mura, sino alla passata stagione giocatore del Capoterra 2000 …
“Ho rispetto per tutti, ma con Mario è tutto un altro discorso. Ci conosciamo da una vita, siamo nati e cresciuti praticamente insieme. Sono convinto che andrà alla grande, e gli auguro di fare e dare da allenatore quanto di buono ha fatto e dato da giocatore”.
– Manca poco meno di un mese all’inizio della prossima stagione: a chi vorresti fare gli auguri?
“A tutte le persone che amano e vogliono bene allo sport in generale, e alle persone che tutti i giorni lavorano e si dedicano con passione affinché lo sport non finisca mai. Ah, dimenticavo: scusami! Ma approfitto dell’occasione per fare tanti auguri a mia moglie che mi sopporta tanto, ma soprattutto, perché mi ha regalato due bellissimi bambini”.
– Buon lavoro, ds …
“Grazie altrettanto e … forza Capoterra 2000”.
Carlo Manca