Carlo
Giuliani era un giovane come tanti ma è morto di sogni, come a pochi
succede.
Per
un attimo della sua vita aveva creduto di poter vincere la sua battaglia,
di far sentire la sua voce e di far capire che in questo mondo repressivo
c’era un figlio della società civile che si opponeva ai G8 e alla
globalizzazione.
E
Carlo Giuliani non era solo.
Genova
il 19\20\21 luglio scorso era un formicaio di quei giovani che vengono
descritti senza valori, senza ideali e senza morale.
C’
erano anche quei giovani che non sono omogenei ad alcuna organizzazione ma
che consapevoli hanno partecipato, che sdegnati dalle “ zone rosse”
nelle quali è loro impedito l’accesso, come agli animali nei locali
pubblici, hanno raggiunto Genova, l’ennesimo teatro di come diritti e
libertà vengano violate e calpestate.
L’unico
obiettivo raggiunto dai G8, nel loro vertice blindato, è stato quello di
rappresentare i potentati economici dei loro paesi, di chiarire la loro
posizione come “ governo dl mondo “ detentore di 2\3 delle risorse del
pianeta pur rappresentandone una minoranza, una “ oligarchia “.
Il
processo di globalizzazione dovrebbe riguardare i diritti umani
inscindibili, la lotta alla fame e all’esclusione sociale, la difesa
ambientale del pianeta, un’equa ripartizione delle risorse, l’avvio
del processo di disarmo nucleare.
E
invece cosa decisero i G8 a Genova mentre fuori si moriva?
Che
per aiutare i paesi poveri è “ necessario “ che quelli ricchi
diventino ancora più ricchi, che un’economia “ sana “ necessita di
un ambiente malato, che per disarmare meglio si deve militarizzare lo
spazio grazie ad un ingegnoso scudo stellare, che per combattere le
malattie infettive, le quali mietono milioni di vittime nel mondo, si deve
creare un fondo di 3.000 miliardi di vecchie lire, che sono “ quasi la
metà “ di quanto il sistema sanitario della Regione Sardegna spende per
curare solo e soltanto 1 milione e mezzo di persone circa!
A
Genova, inoltre, vennero usati dalle forze dell’ordine metodi repressivi
e violenti poiché erano stati impartiti loro l’ordine, la licenza d’uccidere
e di mirare ai capi dei dimostranti.
Ed
è così che Carlo Giuliani è morto.
Tutto
questo per noi è immorale e lo è ancora di più ad un anno di distanza.
Con il dibattito
svoltosi il 20 luglio 2002 abbiamo onorato la memoria di un giovane che
non voleva e né doveva morire ed è grazie a Carlo Giuliani che abbiamo
aperto le nostre coscienze a temi quali la solidarietà, la partecipazione
e la giustizia sociale.