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Capoterra, 04 settembre 2001

Emergenza acqua, rubinetti a secco in alcuni rioni del centro cittadino
Ieri l’ennesima tubatura rotta ha lasciato senz'acqua via Diaz

Spreco d'acqua in Via Diaz

Ancora rubinetti a secco in alcuni rioni del centro e inevitabilmente gli uffici dei servizi tecnologici sono stati bombardati da una raffica di proteste. Così mentre l’acqua non arriva alle case, si perde lungo le strade non solo per la rete idrica colabrodo ma perché nei vari cantieri disseminati nel territorio capita che si sfasci qualche tubo. Allora è inevitabile chiudere la rete idrica per riparare il guasto. Non ultimo ieri mattina, l’ennesima tubatura rotta in via Diaz che ha lasciato all’asciutto i rubinetti e ha allagato la centralissima strada. Non bastava l’emergenza idrica che ha portato inevitabilmente alle ristrettezze e così i vari quartieri hanno il prezioso liquido solo per alcune ore al giorno. “Questa è una situazione che abbiamo ereditato dalla scorsa giunta – ha spiegato l’assessore ai servizi tecnologici, Francesco Dessì – ma che già avevano cercato di porvi rimedio con la realizzazione della nuova rete idrica anche se i lavori in corso creano non pochi disagi, bisogna pazientare. Inoltre stiamo cercando di razionalizzare il servizio perché i pozzi di Bau Mannu e di Tanca de sa Turri non riescono ad erogare oltre i 55 litri d’acqua al secondo, che peraltro non è sufficiente per dodicimila persone residenti nel centro storico ma che durante l’estate sicuramente diventano anche di più”. E così continua la storia infinita e i tormenti per l’approvvigionamento idrico non finiscono mai perché prima l’acqua salmastra che l’ha resa non potabile poi l’emergenza idrica e ora i cantieri aperti che continuano a creare non pochi disagi. Per questo numerosi cittadini considerato le previsioni tutt’altro che rosee, hanno dato assalto ai negozi per acquistare grandi scorte di acqua minerale e capienti serbatoi con relativo autoclave, perché non si sa mai che cosa potrà ancora capitare.


Dario Serra, corrispondente de "La Nuova Sardegna"

 

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