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Capoterra, 27 luglio 2001

Dalle casse comunali mancano oltre due miliardi di lire
Si tratta di tributi non riscossi  per la fornitura dell’acqua e la depurazione delle acque reflue

All’appello dalle casse comunali mancano oltre due miliardi. È quanto è emerso, venerdì scorso nel consiglio comunale riunito per approvare il bilancio consuntivo 2000 che, in un certo senso chiudeva la gestione del governo di centrodestra. Quindi, due miliardi di crediti non riscossi dai cittadini, soprattutto per quanto riguarda i tributi per la fornitura dell’acqua e la depurazione delle acque reflue. “Per evitare brutte sorprese – spiega Massimiliano Cabras, assessore al bilancio e alla programmazione – non appena insediati, abbiamo attivato la riscossione coattiva dei tributi, tramite la Bipiesse riscossioni”. Perché se non si fosse seguita la via del recupero forzato, l’amministrazione si sarebbe trovata con un debito di oltre due miliardi. “Se non fossi assessore avrei votato contro – dichiara senza peli sulla lingua, l’assessore al bilancio – perché il consuntivo tecnicamente presenta conti e soldi da favola, ma in concreto cifre gonfiante da una parte e dall’altra. L’avevo già preannunciato dai banchi dell’opposizione, quando la Giunta Baire presentò in aula il bilancio di previsione. Ora tutti i nodi son venuti al pettine ”. Quindi un bilancio tecnicamente apposto, infatti, chiude con un bel fondo cassa, almeno sulla carta, ma che in realtà non esiste perché si tratta di soldi da investire non spesi e di ben due miliardi di crediti non riscossi. Spulciando il capitolo di spesa sugli investimenti ci sono ancora da spendere ben 18 miliardi: “Questo è dovuto al ritardo nell’attuazione di programma e alla lentezza delle procedure di riscossione dei crediti– continua l’assessore Cabras – ma c’è di più, il bilancio di previsione partiva con 124 miliardi ma poi ne sono risultati veri solo 32”. Intanto, il comune dovrà pagare 10 miliardi di debiti per i mutui richiesti e facendo un po’ di calcoli risulta che ogni cittadino ha più di mezzo milione di debito.

Dario Serra, corrispondente de "La Nuova Sardegna"

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