Intervento in aula del Consigliere Comunale Leopoldo Marrapese Capo Gruppo dei Democratici di Sinistra, in data 05 novembre ’08, relativo al “servizio idrico integrato dell’A.T.O. Sardegna trasferimento al gestore d’ambito Abbanoa S.p.A. degli impianto gestiti dal Comune”.
L’intervento che vado ad enunciare in questa aula consiliare vuole rappresentare la posizione del gruppo consiliare DS, condivisa univocamente da tutti i suoi componenti, in merito a quanto posto al secondo punto all’ordine del giorno: servizio idrico integrato dell’A.T.O. Sardegna, trasferimento al gestore d’ambito Abbanoa S.p.A. degli impianti gestiti dal Comune.
La complessità dell’argomento impone una necessaria premessa di carattere generale che è indispensabile per una chiara e corretta comprensione della posizione che, in merito al problema, il gruppo consiliare DS esprime.
L’acqua è un bene insostituibile, da considerarsi parte del demanio che è proprietà dello stato e quindi di un popolo e, in quanto fattore indispensabile alla vita dell’uomo, deve essere considerata un bene comune a cui tutti devono avere diritto di accesso.
Già in passato il “diritto all’acqua” è stato altre volte ribadito in atti internazionali quali la “Convenzione dei Diritti dell’Infanzia” e la prima conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua tenutasi a Mar del Plata nel 1977 che stabilì che quello all’acqua non è un bisogno ma un “diritto” di ogni essere vivente.
Tale principio è stato altresì affermato nella Dichiarazione di Roma del 10 dicembre 2003 in cui venne affermata la necessità di riconoscere il carattere di “bene comune pubblico” dell’acqua e sancire l’esclusione dell’acqua dalla categoria dei “beni e servizi mercantili”; l’enunciazione “dichiariamo l’acqua diritto umano universale” venne sottoscritta, tra gli altri, anche dall’allora Sindaco del Comune di Roma Walter Veltroni.
Tuttavia negli ultimi decenni, anche in ambito internazionale, è invalsa sia la tendenza a privatizzare la gestione dell’acqua che l’uso del prezzo come strumento di riduzione e controllo dei consumi.
Istituzioni come la Banca Mondiale ed il F.M.I. hanno finanziato progetti per la realizzazione di infrastrutture idriche ponendo come condizione la privatizzazione della loro gestione.
Probabilmente tutti ricorderanno le note vicende dei “bond argentini” che alla fine degli anni novanta causarono un vero e proprio terremoto finanziario che cinvolse molti ignari risparmiatori molti dei quali anche nel nostro paese, ma pochi ricordano che in quegli stessi anni il sud america era scosso da un altro drammatico evento: la privatizzazione dell’acqua imposta come condizione ad un finanziamento di 25 mln. di dollari che la Banca Mondiale concesse al governo Boliviano. La conseguenza, di porre la gestione del servizio idrico nazionale boliviano nelle mani di multinazionali estere, fu un abnorme aumento delle tariffe che portò nel 2000 a violenti scontri di piazza ed alla rinnovata pubblicizzazione del servizio idrico nazionale.
Tali processi forzati si sono dimostrati fallimentari in più di una circostanza.
La valutazione critica di tali ed altri accadimenti ci fa oggi esprimere una assoluta contrarietà al principio di privatizzazione dell’acqua, e ci fa altresì rivendicare il diritto all’acqua come uno dei fondamentali diritti umani e che, come tale, non dovrebbe essere in nessun modo essere sottoposta a regole privatistiche.
L’acqua è necessaria alla vita di ciascuno di noi, e sulla vita degli individui non debbono trarsi condizioni di profitto.
Alla luce di queste brevi considerazioni, veniamo ora ad analizzare le note vicende di casa nostra.
Il percorso odierno è stato in qualche modo già tracciato in passato sin dal 1994 con la legge 36/1994 nota come legge Galli, che, con l’intento di riordinare la gestione idrica sul territorio nazionale, ha imposto che per ogni Ambito Territoriale Ottimale vi fosse un unico gestore del servizio idrico integrato. La Regione Sardegna ha dato attuazione alla legge Galli con l’emanazione della L.R. 29/1997 che nel delimitare l’ambito territoriale ottimale facendolo coincidere con i confini del territorio regionale, costituì un consorzio obbligatorio tra Comuni e Province della Sardegna denominato Autorità d’Ambito che, a sua volta, ha optato per l’affidamento diretto ad Abbanoa S.p.A. della gestione del servizio idrico integrato.
I puristi del diritto obietteranno che nel caso di Abbanoa non si configura un vero e proprio processo di privatizzazione dell’acqua, sia per il fatto che ad essere privatizzata non è l’acqua ma la gestione della stessa, e sia perché per parlare di privatizzazione dovremmo riscontrare la condizione che Abbanoa S.p.A., almeno in parte, fosse costituita da capitali privati. Diciamo che è così almeno per ora. Ma fino a quando tali condizioni verranno mantenute?
Le nostre perplessità rimangono tali e la preoccupazione che questa modalità di gestione del servizio idrico integrato porti unicamente all’incremento ingiustificato delle tariffe ci pervade sopra ogni altra considerazione.
Tali preoccupazioni sono alimentate da alcuni inconfutabili dati di fatto.
Innanzitutto, le politiche tariffarie fino ad oggi adottate da Abbanoa non ci risulta che abbiano ottenuto il tanto atteso obiettivo di riduzione e controllo dei consumi, disincentivando i consumi eccessivi, ma rischiano solo di pesare su quella parte della popolazione che tende strutturalmente ad avere consumi superiori.
Altro dato di fatto è che la fattispecie societaria individuata, e cioè quella di società per azioni è, per definizione, una formula societaria aperta all’ingresso di capitali privati.
Ed infine, ma non per questo meno importante, l’aver creato un monopolio “legale” del mercato del servizio idrico. La pluralità di soggetti in competizione fra loro sul mercato del servizio idrico integrato, sarebbe stata l’unica vera garanzia per gli utenti del fatto che le tariffe praticate sarebbero realmente state quelle dettate da logiche di efficienza ed economicità di gestione delle società affidatarie del servizio idrico stesso.
Le condizioni di monopolio “legale” in cui opererà Abbanoa rischiano di produrre un sistema tariffario che non rispondendo a logiche di efficienze ed economicità di gestione, produrrà l’unico risultato di ribaltare sugli utenti le note inefficienze di un sistema ed i relativi costi.
A noi pare che fino ad oggi il gestore unico abbia prodotto unicamente un ingiustificato aumento dei piani tariffari e che gli obiettivi di riordino del sistema, di maggiore facilità nella lotta agli sprechi e nella programmazione degli investimenti siano ancora lungi da venire.
A titolo esemplificativo, abbiamo fatto una valutazione comparata, a parità di condizioni, di quanto impatterebbe il piano tariffario attualmente praticato da Abbanoa rispetto a quello vigente, nel caso di una famiglia tipo con un consumo medio annuo di 400 metri cubi. Tale incremento di spesa per il servizio idrico integrato sarebbe pari al 70% circa.
Peraltro, è a tutti noi chiaro che alla luce dell’attuale quadro normativo di riferimento il problema che oggi si pone all’attenzione di questo consiglio comunale non è quello di decidere se Abbanoa debba o no essere il gestore unico del servizio idrico integrato, ma semmai quello di dettare delle condizioni di salvaguardia che diano garanzie alla nostra cittadinanza.
In sintesi possiamo dire che il problema non è “Abbanoa si” o “Abbanoa no”, ma “Abbanoa come”.
Il nostro gruppo ritiene che l’ingresso in Abbanoa debba essere accompagnato dall’accettazione da parte del gestore unico di alcune importanti condizioni:
1) piano tariffario adeguato alle attuali tariffe praticate dall’amministrazione comunale;
2) mantenimento delle tariffe attualmente praticate dal Tecnocasic per lo scarico e la depurazione delle acque reflue;
3) le lottizzazioni ed i condomini il cui approvvigionamento idrico è garantito da pozzi artesiani, potranno mantenere la gestione interna del servizio di emungimento adduzione e distribuzione dell’acqua salvo che, con specifica delibera, facciano espressa richiesta di adesione al servizio idrico offerto da abbanoa. Sarà in ogni caso a carico di abbanoa la gestione dello smaltimento e depurazione delle acque reflue, servizio per il quale sarà corrisposta la prevista tariffa,
4) istituzione nel territorio comunale di un ufficio di assistenza tecnica ed amministrativa agli utenti.
Leopoldo Marrapese
Capo Gruppo dei Democratici di Sinistra