Capoterra, un gruppo di cittadini e 350 firme, chiedono al Savi l’accesso agli atti per studiare l’iter di approvazione dell’impianto. La settimana scorsa un gruppo di cittadini ha protocollato nel palazzo municipale la richiesta, accompagnata da 250 firme perché sia discussa in Consiglio comunale la realizzazione della centrale a biomasse a Macchiareddu nel territorio di Assemini.
Nei giorni scorsi, hanno presentato richiesta al Savi, l’ufficio regionale per l’Ambiente, la richiesta di accesso agli atti, Stavolta con 350. I cittadini, che hanno promosso la raccolta di firme, vuole vedere la documentazione e l’iter di approvazione dell’impianto di proprietà della Società PowerCrop “Alle radici dell’energia” di Sesto San Giovanni. A Macchiareddu a due passi dal parco eolico e dal muovo carcere, sorgerà un impianto a biomassa di 73 megawatt, un generatore a biogas di 5,6 megawatt e un generatore a olio vegetale di 27 megawatt. L’energia prodotta il 12 per cento sarà destinata ad alimentare l’impianto, il resto dovrebbe essere immesso nella Rete Nazionale. I motori a pieno regime dovrebbero lavorare quasi 340 mila tonnellate l’anno di biomassa per sviluppare 50 megawatt. Tratterebbe energia verde diventando una fonte alternativa.
“Della richiesta fatta abbiamo informato anche il Comune di Assemini e chiediamo al Savi di via Roma a Cagliari copia di tutti gli atti e documenti preliminari ed istruttori fino al provvedimento di autorizzazione, comprese eventuali successive integrazioni – fa il promotore delle iniziative – non ci rassegniamo a vivere in un territorio con troppe ciminiere. Temiamo incrementi significativi di inquinanti la qualità dell’aria e dell’ambiente. D’altronde stiamo parlando di un’area già compromessa e non possiamo permettere che la situazione si aggravi. C’è di mezzo l’ambiente e la salute delle popolazioni. Adesso non resta che attendere e studiare tutto l’incartamento. Se gli uffici regionali non risponderanno entro i termini di legge dovremo impugnare il silenzio davanti al Tribunale amministrativo”.
Settimana scorsa, avevano presentato la raccolta di firme al sindaco Francesco Dessì e al presidente del Consiglio Giorgio Marongiu e di tutti i rappresentanti dell’Assemblea. Chiedono che sia squarciato il velo del silenzio e sulla questione si apra un dibattito.
Bisogna, dire che l’impianto ha tutte le carte in regola. Dovrebbe produrre energia verde e rientra nell’Accordo di Programma chiamato: “Progetto di Riconversione di Villasor”. L’obiettivo è quello di riavviare la bieticoltura che faceva capo agli zuccherifici dismessi della Eridania Sadam, Gruppo Maccaferri. Insomma diventerebbe, una sorta di rilancio del settore agricolo e delle barbabietole da zucchero che d’ora in poi saranno coltivate per produrre energia. Non solo, ma brucerà tutto ciò che è biodegradabile, quindi anche scarti animali.
Intanto, anche il segretario cittadino di Fortza Paris, Massimo Carboni di Assemini ha chiesto “Ci rivolgiamo alla neo Amministrazione comunale per sapere se sono al corrente della realizzazione di questo impianto e se sono state disposte, a suo tempo, tutte le azioni legalmente necessarie. Precisiamo subito che non è nostro intendimento impedire lo sviluppo, ma capire quale utilità abbia per le aree coinvolte. In Sardegna si produce già energia in quantità superiore al fabbisogno, seppure i sardi la pagano ben il 40 per cento in più rispetto al resto d’Italia”.
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