Qualcuno ha detto che “le lacrime non hanno mai fatto funzionare un orologio, né messo in moto un congegno a vapore”.
Sacrosanta affermazione. Infatti è innegabile che le lacrime, fine a se stesse, sono inutili, anzi diventano addirittura nocive, false e irrispettose se si riducono soltanto a manifestare all’esterno un sentimento inesistente e non partecipato a livello di intima cordialità.
Noi oggi siamo qui, di certo, non per prolungare o alimentare quel pianto funebre innescato dagli eventi calamitosi dell’ultima alluvione ma, soprattutto, per riflettere che, quanto è accaduto, è necessario si trasformi in una salutare lezione dalla quale far scaturire un concreto ed immediato impegno per evitare altri lutti, altre lacrime, altre disperazioni a questa nostra comunità capoterrese.
In quest’assemblea non servono né lacrime, né parole di circostanza, tantomeno nocive polemiche gratuite o addirittura azioni di scaricabarile sulle responsabilità amministrative di quel passato, più o meno recente, che ha concepito ed alimentato l’attuale debacle ambientale.
Oggi diventa davvero utile, urgente, indispensabile affermare con coraggio e senza fraintendimenti di sorta o di comodo la verità e, attraverso essa, porre in essere efficaci soluzioni per il disagio post-alluvionale tuttora in atto.
In quel nefasto 22 ottobre 2008, un’intera comunità è stata messa in ginocchio e prostrata da una Natura indispettita per le plurime violenze subite per stoltezza umana.
A distanza di quasi un anno quella stessa comunità, nella sua interezza, ha impellente necessità di riacquistare la serenità perduta, di ottenere un’immediata messa in sicurezza del territorio, di poter fruire del ripristino di una normalità del quotidiano.
E allora se il problema appartiene davvero ad una intera comunità, se devono essere ricercate ed attuate soluzioni per quella intera comunità, diventa difficile, anzi quasi impossibile, comprendere, sul piano della intelligenza e della razionalità, perché nel post-alluvione siano state tante piccole, flebili e frammentate voci a dover chiedere aiuto e non si sia alzata perentoria, chiara, altisonante un’unica possente voce, quella appunto d’una intera comunità, composta dal corpus unicum dei suoi cittadini e soprattutto dei suoi amministratori.
Recita un adagio: “se vuoi andare veloce cammina da solo, se vuoi andare lontano unisciti ad altri”.
Da un seppur sommario esame della situazione post-alluvionale è triste dover constatare che, qui da noi, i viaggi in solitario non hanno prodotto alcuna velocità, e la rinuncia ad un cammino comune non solo non ci ha condotto lontano ma addirittura ci ha impantanato e incollato al tragico punto di partenza.
Il 25 settembre scorso, a quasi un anno dall’evento alluvionale codesta Giunta comunale con delibera n. 171 ha provveduto, con evidente ritardo, all’adozione del piano comunale di Protezione Civile.
E’ pur vero che si tratta di un piano “provvisorio” in attesa delle necessarie linee guida regionali, ma nondimeno è vero che, ancora una volta e nonostante tragici precedenti che sollecitavano un’azione contraria, Codesto Esecutivo, in modo del tutto irrazionale, ha agito, sua sponte, in piena e perfetta solitudine delegando alla Società Sinergy domiciliata in Cagliari la redazione di un piano finalizzato alla Protezione Civile del nostro territorio.
Non discutiamo ne dubitiamo delle capacità professionali della Sinergy che noi invero, ben poco conosciamo, ma, a ragion veduta e buon diritto, discutiamo ed obbiettiamo sull’operato di Codesta Giunta che imperterrita continua a trascurare totalmente l’esperienza, la conoscenza, l’intelligenza di tutti coloro che nel territorio capoterrese abitano, andando ad affidare esclusivamente a terzi quel che di terzi non è: il nostro territorio.
Le odierne lacrime, visto la procedura attuata da Codesta Giunta, appaiono e non possono non apparire, appartenere a piagnucolosi ma non contriti coccodrilli.
Vi è una memoria storica locale che, se interpellata, avrebbe potuto suggerire, forte di una esperienza e di un quotidiano vissuto, magari ai tecnici della stessa Sinergy una precisa mappa atta alla salvaguardia e alla evidenza delle zone di pericolo del nostro territorio.
Vi sono associazioni locali, nate nel contesto post-alluvionale, che andrebbero utilizzate, forse anche indirizzate ma non demonizzate come fatto dal Sindaco poco fà, associazioni tuttora impegnate con figure di adeguata professionalità a monitorare il rischio idrogeologico e ad approntare soluzioni di messa in sicurezza del nostro habitat.
Vi é addirittura un intero Consiglio Comunale che, non per piacere o diletto personale, ma per ineludibile dovere istituzionale ha responsabilità di occuparsi dei propri amministrati e della terra che essi abitano.
Tutte queste entità che potevano, anzi dovevano essere protagoniste nella salvaguardia e messa in sicurezza del territorio invece, da chi ha dirette responsabilità di governo in ambito locale, sono state emarginate e relegate all’infimo ruolo di pure e semplici comparse.
Perché questa illogica tattica?
Forse per disattenzione o piuttosto per una congenita incapacità amministrativa puntellata da un’ormai cronica arroganza di taluno?
Gli atti amministrativi possono confermare che da quel nefasto 22 ottobre, colui che Vi parla, a più riprese, ha sollecitato chi di dovere perché promuovesse assemblee consiliari, civici convegni per esperire un’accurata analisi delle problematiche derivanti dall’alluvione, così da potere, tutti insieme e senza discernimenti di appartenenze politiche e ognuno con le quote di responsabilità di propria competenza, anzitutto programmare ed infine attuare immediate soluzioni per il ripristino della indispensabile serenità quotidiana nella nostra Capoterra.
Purtroppo, e ancora una volta, la nostra richiesta é stata vana.
Solo assordanti silenzi alle nostre petizioni, a quelle di qualcun altro consigliere, soprattutto a quelle dei nostri concittadini, delle loro associazioni.
E allora che senso ha quest’Assemblea Consiliare convocata in fretta e furia e collocata d’imperio in un orario astruso ed inusitato?
Doveva essere, perlomeno così precedentemente era stato propinato anche attraverso gli organi di stampa, un’assemblea civica aperta a tutti i cittadini.
Una di quelle opportunità, purtroppo, più uniche che rare, nella quale attraverso il dialogo, il confronto, l’attenzione a sacrosante lamentele, forse anche con il gracchiare di qualche voce stonata, si dovevano ricercare e promuovere tutte le azioni necessarie per fuoriuscire, quanto prima, da questa sempre più ingombrante situazione di disagio che la nostra comunità, suo malgrado, sta sopportando.
Ed invece, strano ma vero, é stato scelto, ed arrogantemente imposto, un orario che in modo lampante certifica per i nostri concittadini, impegnati nella loro quotidiana fatica di vivere, la totale impossibilità di una loro presenza.
Di grazia é possibile conoscere da quale fertile mente sia stato partorito ed alimentato tale cervellotico machiavellismo che pecca di buon senso ed è un autentico insulto per il rispetto dovuto ai nostri amministrati?
Tale condotta, è forse derivazione di un pressapochismo amministrativo o piuttosto, visti reiterati precedenti, di un meschino e furbesco tentativo che, attraverso la forzata assenza o la scarsa presenza di pubblico intende ridurre al lumicino, sino a soffocarle, reprimende, contestazioni, lamentele, sacrosante petizioni di una comunità tuttora sofferente?
Di questa opzione di totale solitudine amministrativa siamo davvero preoccupati e lo siamo soprattutto perché, sinistri precedenti, inducono davvero alla preoccupazione.
Le scelte operate da Codesto stesso Esecutivo nel precedente Piano di Protezione Civile approntato nel 2006 e peraltro mai ufficialmente attuato, ci allarmano e sconfortano quando andiamo a leggere che, tra i punti prescelti come zone di raduno e salvamento della popolazione capoterrese in caso di calamità, risulta inserito anche l’edificio scolastico sul Rio San Girolamo, ormai ridotto ad immobile da macero in quanto devastato dalla furia delle acque in quella tragica alba del 22 ottobre.
Taluno magari addurrà come scusante che la Regione in illo tempore non aveva catalogato come zona a rischio idrogeologico siffatto sito.
E che significa questo? Da quando in qua, ciò che afferma la Regione, dev’essere accolto come dogma di fede e non sottoposto al vaglio dell’intelligenza e della responsabilità amministrativa?
Chiediamo: la nostra intelligenza, la nostra conoscenza del territorio, possono, devono essere utili a interventi correttivi di salvaguardia dell’ambiente in cui abitiamo o è preferibile, per seguire pedissequamente gli asfittici dettami di mamma Regione, andare appresso a cortei funebri, a disastri ambientali, a dissesti economico-finanziari, per poi scaricare vigliaccamente specifiche responsabilità amministrative che a taluno competono sulle capienti e possenti spalle dell’ineluttabile fato o destino che dir si voglia?
Recita un antico e sapiente adagio che solo alla morte non c’è rimedio.
E’ davvero così. E se così é, allora riteniamo che Codesto Esecutivo, nonostante tutto, sia ancora in tempo per un ravvedimento e per una perentoria inversione di rotta amministrativa dove l’intera cittadinanza possa recitare un’attiva parte da protagonista e non quella di una sacrificale comparsa.
Per questo, ancora una volta, sollecitiamo codesto Esecutivo, per il rispetto dovuto ai morti ma soprattutto ai sopravvissuti, a fornire, almeno una tantum, ai nostri concittadini una chiara, esaustiva ed immediata risposta.
Grazie comunque per la Vostra cortese attenzione.
Il Consigliere
Franco Bayre