E’ passato un anno, ma sembra ieri.
Con l’arrivo della stagione delle piogge, ritornano le paure vissute il 22 ottobre dello scorso anno, quando una eccezionale ondata di mal tempo colpì duramente una parte della comunità capoterrese, causando morti ed effetti devastanti sulle abitazioni e sul territorio.
Gli abitanti delle zone colpite vanno domandandosi – senza peraltro trovare risposte univoche- quali provvedimenti siano stati realmente presi ( o siano in cantiere) per sanare la situazione, anche in relazione alle numerose promesse avanzate in occasione delle “viste guidate ” alle zone sconvolte dall’inondazione.
Di fatto, e questa è una certezza, a tutt’oggi si è fatto poco.
Tolto il rifacimento della rete fognaria, andata distrutta dall’alluvione e che in attesa della riparazione per nove mesi ha scaricato i liquami nel rio S. Girolamo passando attraverso il lago del Poggio, e di qualche altra opera riferita alla possibile futura tracimazione del corso d’acqua, le cose urgenti da fare sono rimaste sempre li “ in attesa”.
La viabilità è quasi tutta da sistemare così come è da rifare completamente il ponte di collegamento tra la zona di Pauli Ara – con oltre 300 famiglie – ed il resto della lottizzazione di Poggio dei Pini.
Senza il rifacimento di queste strutture la vita di questa gran parte della popolazione di Capoterra affronterà l’inverno con difficoltà e grande drammaticità.
Da questo vissuto sorge spontanea una amara constatazione : ci troviamo di fronte ad una consuetudine tutta italiana.
Quando per realizzare un’opera pubblica ci sono più enti che se ne contendono la competenza subentra inevitabilmente la politica dello “scarica barile” .
Fino ad oggi infatti abbiamo assistito all’inconcludente rimpallo di responsabilità tra Comune, Regione, Genio Civile, Consorzio di Bonifica e “chi più ne ha più ne metta”, ma di concreto nulla.
Però nel frattempo – asserisce qualcuno – sono stati portati avanti diversi studi : uno per stabilire le cose da fare per la bonifica idrogeologica del territorio (costo 500 mila euro circa) ed un altro ( non si conosce il costo, ma sicuramente anche questo importante) realizzato dall’Ente forestale.
A quanto risulta il primo sembra concluso, ma ancora non si niente.
Del secondo si sa poco, ma dal poco che si sa le conclusioni risultano in perfetto contrasto con quanto asserito da eminenti studiosi in occasione dell’incontro promosso subito dopo l’alluvione dall’Associazione 22 ottobre.
Anche in questo caso siamo di fronte ad una sconcertante realtà.
Non si può continuare così.
Bisogna riconquistare la credibilità e l’unità di governo dalle varie istituzioni interessate sollecitando una politica di corretta ed urgente programmazione.
Di conseguenza – interpreti delle molte segnalazioni pervenute al riguardo, e a complemento di quanto asserito nella nostra mozione–denunzia del 22 marzo scorso, ci associamo con coloro che intendono intraprendere iniziative tese a smuovere questa insostenibile situazione.
Circolo Italia dei Valori
di Capoterra