Colleghi Consiglieri,
nei giorni scorsi è piovuto, non tanto, ma quanto sufficiente per mettere a nudo quello stato di estrema precarietà in cui versa il nostro territorio a seguito dell’evento alluvionale di quasi un anno fa.
E’ piovuto ripristinando tumultuosamente, negli animi di quei nostri concittadini che maggiormente hanno patito la furia delle acque, timori, apprensioni, stati di panico che parevano destinati a scomparire nella speranza che il peggio ormai fosse solo un brutto ricordo.
Ed invece, stando alle schizofreniche perturbazioni dell’incipiente autunno, il peggio piuttosto che memoria di un recente e doloroso passato va a connotarsi come un drammatico presente foriero di ulteriori danni e disagi.
Giusto l’altro ieri, attraverso gli organi di stampa, ci è stato notificato quanto già si sapeva.
Il Corpo Forestale, a seguito di una meticolosa analisi delle cause e delle concause che il 22 ottobre scorso hanno martoriato il nostro territorio, ha comunicato alla Magistratura che i lutti di derivazione alluvionale, cui ha dovuto soggiacere la nostra comunità capoterrese, potevano essere evitati e i danni, pur sempre conseguenti al rovescio meteorologico dell’autunno scorso (danni che hanno inciso in modo deleterio su tante famiglie e sulle loro economie) se non completamente evitati, perlomeno potevano essere ridotti all’osso.
E’ stato altresì certificato che i lutti e i danni di cui trattiamo erano figli della dissennatezza e della irresponsabilità. Nessuna novità.
A fronte di siffatte conclusioni che peraltro già si conoscevano, si presumeva che, da parte della Pubblica Amministrazione, ci fosse un immediato rinsavimento ed il concreto proposito di non peccare mai più sul piano della salvaguardia del territorio capoterrese e sulla incolumità e serenità di tutte quelle numerosissime anime che, in tale territorio, consumano la loro quotidiana fatica di vivere.
Si presumeva altresì e a buon diritto che codesta Amministrazione, pur nelle contingenti difficoltà prodotte da tale disastro ambientale, pur nelle estreme ambasce finanziarie correlate a siffatto cataclisma e da esso prodotte, si adoperasse con determinazione, ferrea volontà, alto senso di responsabilità a lanciare ai nostri concittadini questo chiaro, nitido ma soprattutto concreto messaggio: gli strali del maltempo ci hanno messo in ginocchio ma non ci impediranno in alcun modo di rialzarci con prontezza e determinazione.
Colleghi consiglieri, vogliamo riflettere con responsabilità, pacatezza, aldilà di qualsivoglia velleità polemica, se noi amministratori Ognuno per la quota di responsabilità che gli compete) siamo stati capaci di inviare tale indirizzo di speranza ai nostri concittadini?
In concreto: oltre la retorica del luttuoso pianto esequiale, cosa siamo stati capci di produrre e trasmettere?
Forse ben poco.
Può una Pubblica Amministrazione, reduce da siffatta Waterloo ambientale, ridurre la propria attenzione introspettiva sull’evento alluvionale ad una isolata, pura e semplice commemorazione funebre?
In uno stato di assoluta emergenza, quale è quella di cui trattiamo, è ammissibile che non si sia sentita la necessità di convocare con immediatezza e a più riprese questa Assemblea Consiliare, ovvero tutti i responsabili diretti e indiretti dell’Amministrazione locale, per dibattere,analizzare,focalizzare, ricercare, attuare le migliori soluzioni per superare quanto prima lo stato di disagio psico-fisico e finanziario che, da quasi un anno, attanaglia e opprime numerose famiglie di nostri concittadini?
E’ giustificabile, è intelligente gestire in solitudine una situazione di assoluta eccezionalità quasi fosse una quotidiana normalità?
Possibile che dal 29 luglio scorso data dell’ultima assemblea consiliare all’odierno 30 settembre, ovvero per ben due abbondanti mesi, codesta Assemblea Consiliare non solo sia stata tenuta all’oscuro di qualsivoglia accadimento ma neppure sollecitata a produrre, nel comune interesse, alcunché di positivo?
A quale arcano motivo può essere razionalmente iscritto tale ridicolo, insensato, coatto letargo amministrativo?
Di grazia e per amor di verità taluno si esima dal propinarci che, mentre l’Assemblea Consiliare veniva costretta a consumare la sua prolungata siesta, codesto Esecutivo produceva atti e fatti finalizzati ad una concreta ed adeguata soluzione o diluizione delle opprimenti problematiche alluvionali tuttora drammaticamente imperanti.
Ancora una volta carta canta, seppure in un falsetto oltremodo stonato.
Infatti non risulta alcuna delibera di giunta che possa certificare una solerte e concreta operosità amministrativa atta a debellare o attutire lo statu quo successivo al dissesto e al disastro ambientale prodotto da Giove Pluvio in quel nefasto 22 ottobre scorso.
Esistono piuttosto reiterate, veementi e sacrosante lamentele di nostri concittadini, di associazioni presenti sul territorio, che, purtroppo invano, hanno reclamato e continuano a reclamare che, chi è deputato ad amministrare la nostra comunità, la amministri per davvero con seria e giusta responsabilità e con doverose, tempistiche e concrete risposte risolutive.
L’evidenza dei fatti ma soprattutto delle omissioni certifica di storture o disattenzioni amministrative che confermano, inconfutabilmente, quanto il sacrificio di diverse vite umane, non abbia indotto, in chi di dovere, la necessaria riflessione e risoluzione a non edificare mai più nelle zone a rischio idrogeologico sì da impedire definitivamente di porre a repentaglio l’incolumità e la serenità degli abitanti questo nostro territorio.
Di grazia, quale logicità di salvaguardia ambientale si vuole ascrivere a quella sorta di anfiteatro che si sta erigendo nell’area prospiciente il cimitero proprio là dove, precedenti tragici eventi alluvionali hanno dimostrato e certificato essere l’impetuoso, dilagante e devastante sfogo del rio Bacutinghinu?
E’ possibile che a nessuno dei suoi ideatori sia balenato in mente che, in ipotesi di futuri cataclismi, tale struttura, tout court, andrà irrimediabilmente a trasformarsi in un immenso catino di acque e detriti pluviali con tutto quel che di dannoso ne consegue?
Di quale tempestività di interventi si può pontificare se, allo stato attuale, la viabilità nell’arteria principale che collega Poggio de’ Pini al resto del territorio é pressoché nulla ed ha fattezze similari a quelle dei più martoriati palcoscenici di guerra?
Il tempo tiranno ci sollecita e, nel contempo, ci impedisce una puntuale elencazione di ulteriori numerose sacche di disagio di derivazione post-alluvionale.
Sarà per caso colpa di mamma Regione tale situazione di stallo e il degrado che ne é conseguito?
Pur ammesso e non concesso che i colpevoli siano da ricercare nel consesso regionale, per contro e nella concretezza dei fatti, cosa è stato attuato da codesto Esecutivo per indurre o costringere i governanti regionali ad operare con tempestività
elargendoci quanto, a buon diritto, reclamiamo?
Pur sempre ammessa e non concessa la “sordità” dei nostri interlocutori regionali alle nostre sacrosante ed impellenti lagnanze, perché il Vostro Esecutivo signori della Maggioranza non ha ritenuto opportuno se non necessario coinvolgere l’intero Consiglio Comunale o addirittura i nostri concittadini per sollecitare, con una diretta assunzione di responsabilità civica, una loro numerosa seppur pacifica presenza in quel di viale Trento, presenza atta ed utile a significare che una intera comunità di corposa presenza demografica, si sente trascurata, avvilita, mortificata nel suo sacrosanto diritto alla serenità, nella sua determinata voglia di resurrezione?
Quanto or ora significatoVi, colleghi consiglieri, è davvero tanto ma, purtroppo e ancora una volta, non è tutto.
Qualche mese fa l’Associazione Demos Capoterra, cui ci onoriamo di appartenere,in una pubblica assemblea e in presenza del massimo rappresentante di codesto Esecutivo, senza schiamazzi, anzi con molto garbo e professionalità, con giusta evidenziazione di particolari, significò cause e concause di quel nauseabondo e asfissiante tanfo, proveniente quotidianamente dall’area di compostaggio del Tecnocasic, tanfo che ammorba il nostro territorio, soprattutto all’intorno della zona umida lagunare, procurando notevoli disagi e insofferenze ai cittadini.
Perdipiù, detta associazione, con il supporto di esperti di ingegneria ambientale, andò oltre suggerendo logici e collaudati rimedi per debellare la fastidiosa presenza nell’aria di quelle puzzolenti esalazioni.
Qualcuno, (il sindaco) si assunse, come da suo specifico dovere istituzionale, il compito di far sentire chiara e forte la voce della nostra comunità ai signori del Tecnocasic.
Tra le sue prerogative e facoltà vi era indubbiamente quella di sollecitare un immediata soluzione al pestifero problema o addirittura di “costringere”, pur sempre in un ambito di assoluta legalità, i responsabili di tale impianto a far cessare siffatta peste ambientale.
In proposito è stato attuato e portato a compimento quanto era doveroso fare?
Non lo sappiamo perché nessuno, neppure lo stesso sindaco che ne aveva e ne ha il dovere di comunicarcelo, ci ha edotti in merito.
In mancanza di precise risposte, ancora una volta i fatti, attraverso i perduranti e sempre più asfissianti tanfi che ci opprimono, danno ad intendere che sio deve propendere per un ulteriore disinteresse ed ignavia amministrativa.
Grazie per la Vostra cortese attenzione.
Il consigliere
Franco Bayre