E’ stato un incontro rivolto al dialogo quello fortemente voluto dal parroco Don Battista Melis e tenutosi nella Chiesa della Beata Vergine di Frutti d’Oro. Istituzioni e cittadini insieme per non dimenticare il dramma di quel 22 Ottobre, giorno dell’alluvione, ma soprattutto per dare sostegno e risposte a migliaia di sfollati che attendono di poter tornare a casa. La loro casa. Alla riunione hanno preso parte il Presidente della Regione Renato Soru, l’Assessore regionale ai Lavori pubblici Carlo Mannoni, l’Ingegnere Silvani, responsabile degli studi dei bacini idrografici della Sardegna e il Sindaco di Capoterra Giorgio Marongiu. Un’atmosfera quasi familiare tra persone che hanno saputo condividere le loro ansie e paure con grande dignità e un Presidente che in prima persona si è reso disponibile a trovare un punto di incontro per garantire, attraverso provvedimenti straordinari, la sicurezza necessaria affinché tutti possano tornare a vivere in tranquillità. Il Presidente Soru è stato chiaro: “ Si è costruito tanto e forse dove non si doveva. Ora dobbiamo pensare a quanti hanno perso tutto affinché abbiano la possibilità di ricomprarsi le cose indispensabili, almeno per iniziare. Ecco perché abbiamo pensato di non far passare troppo tempo prima di dare dei segnali concreti di aiuto. I rimborsi non potranno ricoprire tutto ciò che è stato perduto ma sono comunque un valido aiuto. È tempo di ricostruire. Occorre pensare a come organizzarci nel futuro affinché possiate vivere sereni, senza quella continua paura che ciò che avete vissuto possa riaccadere in una comunità che già altre volte ha dovuto subire danni simili e che ha visto passare troppo tempo prima di portare a termine dei lavori”. Tanta la preoccupazione espressa dai cittadini e dallo stesso Sindaco di Capoterra che ora esige si faccia chiarezza. “Non si può aspettare- commenta Marongiu- dobbiamo disporre delle risorse necessarie per investire in tecnologia e ricerca ma soprattutto vogliamo risultati che ci garantiscano la totale sicurezza del territorio”. Elemento fondamentale per la ricostruzione delle aree devastate è il Piano per l’Assetto Idrogeologico realizzato circa due anni fa. Il PAI stabilisce la riduzione del rischio idrogeologico entro valori compatibili con gli usi del suolo in atto e attraverso una perimetrazione individua le aree a rischio con uno studio più approfondito sulle zone vicino ai fiumi e tutte le zone dei bacini idrografici. L’obiettivo è salvaguardare l’incolumità delle persone e ridurre al minimo i danni ai beni esposti. “Il Piano- spiega il Presidente della Regione- studia i movimenti dei flussi d’acqua ma anche quelli dei massi in condizioni di precipitazioni straordinarie. In base a questi studi, che termineranno a breve, prenderemo le decisioni adeguate. Si tratta di studi condotti da professionisti del settore che interesseranno tutto il centro urbano di Capoterra e che ci permetteranno di sapere cosa potrebbe accadere in questo bacino idrografico nelle peggiori condizioni climatiche e di conseguenza quali interventi attuare per proteggere i centri abitati”. Intanto sono già iniziati i lavori per la ricostruzione del tessuto fognario e per la concessione dell’acqua potabile. “Alcune cose sono evidenti- aggiunge Soru tutti i canali della zona richiedono di essere rinforzati e messi in sicurezza. Inizieremo questi lavori immediatamente attraverso delle procedure straordinarie”. Sono ormai quasi al termine gli studi di approfondimento sulla diga di Poggio dei Pini, che per motivi di sicurezza è stata svuotata. Una cosa è certa: se gli studi stabiliranno l’impossibilità di messa in sicurezza della diga, questa non verrà ricostruita, indipendentemente dalle polemiche che tale decisione susciterà. I lavori richiederanno tempo e grande impegno da parte di tutti ma il dialogo resta un buon punto di partenza per affrontare in condivisione le paure e i dubbi dei cittadini.
di Bettina Camedda
da “Il Tamburino Sardo” – Dicembre 2008
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